Trasportabilità del DOBSON ? = Trasformazione in CARRIOLA !

Il mio dobson più grande è un 14”F5 autocostruito nel 2003 seguendo le indicazioni della nota “Bibbia” di Kriege/Berry “ The dobsonian telescope” con quote costruttive introvabili nelle tabelle del libro, ma che ho dedotto in rapporto proporzionale al diametro del primario, con ovvia trasformazione da misure anglosassoni a misure metriche.

Il risultato è stato un eccezionale strumento, robusto, docile e stabile, la cui parte al suolo (roker box+ mirror box + contrappesi..ecc) arriva a pesare intorno ai 28kg.

Decisamente troppi per movimentarlo da me solo manualmente, nonostante l’abbia dotato di maniglie.

La soluzione migliore e più pratica è stata (ma lo è ancora oggi) “nessun carretto”, ma la diretta conversione della base del telescopio in CARRIOLA, in modo da poterlo movimentare ugualmente, da me solo,  in sicurezza, escludendo inutili sforzi fisici. Ma soprattutto in modo da aggiungere IL MINOR HARDWARE possibile, SENZA mutare l’altezza dell’oculare dal suolo.

Questo perché il “pensiero minimalista” è una parte fondamentale della mia mentalità, che ritiene la perfezione molto vicina ad una semplicità concettuale geniale e funzionale, la quale però, ti dà la sola certezza che, per qualsiasi soluzione tecnica da te escogitata, ve ne sarà prima o poi una più semplice e meglio funzionante della tua, escogitata da qualcun altro, rendendo giustamente superato il tuo impegnato “brain storming”.

Mi consolo quindi, perchè questo genere di unica certezza “negativa”, è il motore del vero progresso, ed è in fondo lo spirito stesso del ben più importante principio scientifico, che funziona in quel modo da sempre.  

La “carriolatura” risulta essere ancora oggi la soluzione ottimale, e nel mio caso avvenne seguendo le modalità suggerite dalla stessa “Bibbia” citata.

La mia esigenza era però di realizzare una carriola con manici funzionali al trasporto, pur rimanendo di lunghezza contenuta e tale da poter restare comodamente montati al telescopio (già pronti quindi per l’operazione di scarico) all’interno del baule della mia utilitaria Ford Fiesta (e pure del baule del camper furgonato che uso per le osservazioni in montagna),

Per questo costruii le stanghe della carriola lunghe solo 2,4 volte la larghezza del rocker box, ovvero 104cm, in rettangolo di faggio 4x2cm.

Inoltre, con la costruzione volevo sperimentare se, utilizzando delle ruote di diametro 5 cm maggiore dell’alzata standard di 20 cm, media degli scalini della edilizia domestica, fosse stato possibile (sempre manovrando da solo) salire o scendere agevolmente la scalinata del mio balcone, senza dover ricorrere all’uso ingombrante delle tre ruote che normalmente corredano i carrelli manuali “montascale”, le quali però sarebbero state incompatibili con le dimensioni dei bagagliai dei miei mezzi di trasporto.

A questo proposito, vista la elevata inclinazione della base “carriolata” del telescopio necessaria al superamento degli scalini sia per salire o scendere scale, e sia per spostarsi con la carriola sul campo di osservazione con il telescopio completamente montato, occorre impedire alla cassa dello specchio primario, di uscire dalla sua sede interna alla cassa esterna, alla quale sono installate le stanghe della carriola,  in modo da fissare le due casse assieme, rendendole corpo unico solidale con la base del telescopio sulla quale sono fissate le stanghe della carriola.

Allo scopo basta praticare un foro passante fra e due casse, mettendo un inserto a ragno su quella interna, in modo tale da poter infilare un bullone dall’esterno che, avvitato manualmente di pochi giri all’inserto interno, assicuri quell’impedimento funzionando da unione delle due casse come un perno di catenaccio.

Carriola e scale

Dimensionamento ruota e sue distanze dal corpo del dobson, sperimentato per superare i gradini dell’edilizia standard, con “Alzata” 19 ±2 cm, e “Pedata! 31±2cm

La scelta cadde quindi su due ruote pneumatiche (ma vanno pure bene quelle non pneumatiche, cioè “piene”) cinesi Ø250x80mm, da 8 euro cad. nei Brico centers,  con la sede del mozzo in plastica rossa senza cuscinetto.

Il montaggio della ruota alla estremità della sbarra in faggio, è stato fatto a sbalzo su una barra filettata M12 con dadi autobloccanti di centraggio a fermare un pezzo di tubetto d’acciaio come boccola scorrevole a contatto interno fra mozzo filettato e boccola plastica della ruota (in modo che quest’ultima non ruotasse direttamente sulla filettatura della barra M12, ma sulla superficie piana ingrassata del tubetto/boccola interposto).

I due perni filettati M8, per il collegamento di ciascuna stanga con la cassa del Rocker box, sono stati realizzati utilizzando le viti di quattro tasselli per cemento armato Fisher tipo SLM/8 (vedi figura nella galleria di immagini seguente), del tipo a occhiello,  Inserirti nelle stanghe in due fori passanti, e fissati in modo molto lasco e tale da permettere la loro libera rotazione a mano (facendo presa sul comodo occhiello) , pure con qualche possibile inclinazione per favorirne l’imbocco.

Quel fissaggio lasco è stato ottenuto avvitando sulla filettatura un dado autobloccante di tipo basso , e lasciando del gioco per permettere al perno del Fisher la libera rotazione/inclinazione necessaria per l’ avvitamento nel rocker box.

Il dado è stato alloggiato in una opportuna sede ricavata all’interno della stanga con una punta da trapano di diametro 20mm tale da alloggiare comodamente a scomparsa tale dado, ed accettare la chiave a tubo per la regolazione del suo gioco.

Nella parete del Roker box, sono stati inseriti quattro inserti filettati M8 femmina, del tipo a fissaggio per forzatura meccanica (…si avvitano nel legno in cui rimangono bloccati):

Vedi  “T-nuts”, anche detti “dadi a ragno”;

Anche quì possono andare ugualmente bene altre comuni boccole a “tubetto metallico”, filettate internamente per accettare un bulloncino M6 oppure M8, ed esternamente dotate di una elica tagliente che si avvita e si blocca stabilmente nel legno, semplicemente avvitando fino in fondo il loro bulloncino di montaggio (M6 o M8), e poi avvitando il tutto (bullone più boccola), forzatamente nel foro passante già praticato nel legno, con diametro pari a quello esterno del tubetto dell’inserto, misurato escludendo la sporgenza della sua elica esterna di ancoraggio.

L’inserto una volta avvitato forzatamente fino al filo della superficie del legno, rimane in quella posizione perennemente  anche svitando il bullone usato appositamente per installarlo.

Due feltrini per stanga, assicurano un utile cuscinetto di contatto stanga-rocker box, senza danni alle parti.

 Al di fuori di questi desideri personali, applicai la regola nota di mantenere la ruota distante circa 40mm dal suolo col telescopio a riposo, ed una identica distanza della ruota dalla cassa del primario, come riportato dal libro di Kriege & Berry, e come sintetizzato in una figura CAD inserita nella seguente galleria di immagini.

 Galleria che per mezzo di qualche fotografia aiuta  meglio a capire l’insieme:

 

 

 

Il risultato funzionale della salita e discesa scale è stato molto soddisfacente, e lo dimostrano anche questi due miei filmati:

Leave a comment