Baffle e setti interni (3/3)

La fase successiva a quella di progettazione e determinazione dell’opportuna posizione dei vari setti lungo il cammino ottico, consiste nella realizzazione vera e propria degli elementi schermanti.

Quanto detta fino ad ora, risulta particolarmente facile da applicare al proprio telescopio, se lo studio per il posizionamento dei setti è stato fatto in una fase di progettazione preliminare, ovvero prima di aver costruito fisicamente il telescopio, oppure qualora si abbia a che fare con un telescopio intubato invece che con un dobson.
Mentre se si vuole migliorare un telescopio già costruito, bisognerà tenere conto delle imitazioni e dai vincoli imposti dalla struttura e dalle soluzioni già esistenti.
Per fare un esempio, nella maggior parte dei telescopi dobsoniani autocostruiti, la cella del secondario, è rivestita internamente con uno foglio di materiale plastico nero (generalmente polionda sottile), come in quello della foto sottostante (fig. 1).

Poiché questa superficie risulta essere molto vicina ai margini del campo di vista (fig. 2), risulta difficile schermarne la luce riflessa o diffusa, in quanto il parametro “a” (visto negli articoli precedenti), risulta essere molto piccolo, il che necessiterebbe di un numero elevato di setti (in azzurro in fig.2), poco pronunciati e molto ravvicinati tra loro, cosa non semplice da realizzare.
Non semplice, ma non impossibile, infatti una soluzione poco costosa, è quella di riuscire a togliere uno dei due strati laminati esterni del polionda, così da sguarnire le nervature interne. Per far ciò, basta inserire tra le punte delle forbici, una ad una le nervature interne, e procedere con il taglio, ottenendo un risultato simile a quello riportato nella foto sottostante.

In questa maniera, si riesce ad ottenere un foglio con applicate sopra una serie di nervature, molto sottili, poco pronunciate in altezza ed adeguatamente ravvicinate per lo scopo. Basterà ora, incollare questo foglio sopra al polionda nero già presente nel telescopio, per ottenere la sequenza di setti necessaria a rigettare la prima riflessione vero lo specchio primario.
Nei file sottostanti è possibile vedere alcuni confronti, tra l’effetto di riflessione di una luce posta di frontalmente, da parte del poilionda standard, la cui superficie liscia e lucida rimanda all’osservatore gran parte del riflesso della luce incidente, e del polionda con le nervature scoperte che invece riescono ad intercettare la luce incidente, proiettando solamente l’ombra verso l’osservatore.

SETTI NEL FOCHEGGIATORE

Realizzare e posizionare adeguatamente i setti all’interno del barilotto del focheggiatore non è una cosa semplice, soprattutto se si desidera costruire una soluzione facilmente applicabile e removibile in caso di necessità.
Una delle possibilità, probabilmente la più semplice per chi ne può disporre, è quella di stampare per mezzo di una stampante 3D l’oggetto che si è progettato, già nella sua forma definitiva, che potrà essere infilato e sfilato a piacimento dal retro del barilotto, proprio come si fa dalla parte anteriore con gli oculari.
In questo modo è possibile pensare ad un pezzo con le caratteristiche simili a quello sotto riportato.

Dalla progettazione:
Alla definizione del concept:
Al prototipo finito:

Oppure si possono tagliare una serie di pezzi di tubo, del giusto diametro e lunghezza, su cui applicare nel mezzo una serie di discetti di plastica in modo da ottenere una torre formata da: pezzo di tubo, dischetto, pezzo di tubo, dischetto e così via, incollando il tutto assieme (come nella foto più in alto a sinistra, tra le immagini soprastanti).

SETTI NEL TUBO PRINCIPALE

I setti da posizionare lungo il tubo principale del telescopio, possono risultare anche di grandi dimensioni, in relazione al diametro dell’ottica, il che rende difficoltosa la realizzazione di pezzi di queste dimensioni,  che siano in oltre, adeguatamente fini, ma rigidi da non flettersi eccessivamente ad ogni minima sollecitazione.
Come detto anche nell’articolo precedente, il setto in se, potrebbe essere fatto anche di un certo spessore, a patto che se ne smussi poi il bordo interno rendendolo sottile ed ”affilato”. Utilizzare un materiale spesso, consente quindi di ottenere dei setti molto rigidi, a discapito però di un peso maggiore, che moltiplicato per il numero totale di setti necessari e considerando che saranno applicati in posizioni ben distanti dal centro di rotazione delle culle, potrebbe comportare l’insorgere di problemi di instabilità del telescopio, che dovrà essere riequilibrato aggiungendo pesi sull’altra estremità o modificandone parte della struttura.
Tenendo conto di queste limitazioni, le soluzioni potrebbero essere, o tagliare le corone circolari dei setti da delle lastre di alluminio, legno, plastica ecc, oppure realizzandole tagliando ed incollando assieme diverse striscioline di tessuto in fibra di vetro imbevute di resina (setti in vetroresina).
La soluzione con la vetroresina permette di realizzare setti bordati, dotati cioè di un bordo su tutto il perimetro esterno, che oltre a dare rigidità strutturale, fungeranno da basi su cui applicare colla o viti per attaccarli all’interno del tubo del telescopio, oppure per attaccarci la stoffa o il tessuto nero che fungerà da tubo in un telescopio dobsoniano.
In questo caso si dovrà cucire del tessuto nero in modo da formare un tubo, avente un diametro adeguato, all’interno del quale andranno applicati i vari setti, e che verrà poi agganciato al box del primario da una parte, e alla cella del secondario dall’altra, rimanendo all’interno della struttura a tubi, Fig.1 (differendo dalla soluzione abituale che prevede un telo paraluce nero, da applicare tutt’ attorno, esternamente, Fig.2).
 


PARALUCE SUPERIORE

Per quanto riguarda il paraluce da applicare sulla sommità del telescopio, una delle soluzioni può essere la seguente:

Avente per base un corona circolare di legno multistrato da 7-8 mm di spessore e per sommità il setto esterno realizzato in vetroresina, collegate da 4 tubicini in alluminio, e rivestito esternamente con un tessuto nero elastico.
Il tessuto nero è stato volutamente scelto elastico, in quanto i 4 tubicini di alluminio non sono stati fissati rigidamente alle estremità, ma sono tenuti in posizione da degli elastici che gli scorrono internamente.
In questa maniera è stato possibile realizzare una struttura collassabile, auto-spiegante e poco ingombrante ad utilizzo ultimato.
Nella parte inferiore della base in legno, in oltre, sono stati fissati 4 bottoni, che andranno ad agganciarsi facilmente ai loro 4 complementari, posti sulla sommità della cella del secondario, rendendo semplice e veloce il montaggio e lo smontaggio del paraluce.

 

 

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