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  • in risposta a: Un possibile test “dal vivo” per paraboloidi? #12970
    AvatarGiulio Tiberini
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      Complimenti per il bel lavoro meccanico della equatoriale! Robusta e anche bella da vedere!
      Mi sono permesso di scaricarmi il testo pdf delle note di geometria, che leggerò con attenzione.
      Grazie e saluti
      Giulio Tiberini

      in risposta a: Un possibile test “dal vivo” per paraboloidi? #12966
      AvatarGiulio Tiberini
      Moderatore
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        … mi è rimasta la curiosità. Da qualche parte, il secolo scorso, avevo letto che si poteva semplicemente provare a piazzare uno specchio non ancora metallizzato al suo posto nel telescopio, dopodichè si esplorava il piano focale con una lamina, e mettendo al centro una stella la si sarebbe vista estinguere la superficie illuminata in modo lineare (“null test”). Pare che Dobson usasse così. Vorrei sapere se per caso qualcuno ci ha provato, e nel caso le sue impressioni (io avevo provato a lucidare un vetraccio da 13cm. f/10 e a guardarci dentro… mah sembrava funzionare, ma una volta alluminato ho deciso che ci voleva ben altro…).
        Un cordiale saluto.

        Buonasera Massimo.
        Mi permetto di darti del tu, visto che sei stato uno dei “nostri” Grattavetri ;-)

        Si. Quello che hai descritto è il test omologo di quello di Foucault, nella variante che permette di eseguirlo come hai descritto, su una sorgente posta all’infinito.

        Il test di Foucault invece si esegue “Indoor”, illuminando lo specchio con una sorgente puntiforme posta non all’infinito, ma alla distanza del suo raggio di curvatura, che notoriamente è pari al doppio della lunghezza focale.

        In ambedue i casi, “tagliando” il riflesso dello specchio… Se la lama si trova nel punto focale della sorgente all’infinito, corrispondente al centro di curvatura della doppia distanza focale della sorgente artificiale, si ottiene l’oscuramento della completa superficie dello specchio, senza poter apprezzare alcuna provenienza laterale dell’ombra.
        (Da ciò ne deriva che: Se invece ci si trovasse ad una distanza “intrafocale” inferiore a quella focale, si vedrebbe l’ombra della lama provenire ad oscurare la immagine in modo concorde con movimento della lama stessa;
        Mentre se ci si trovasse in posizione “Extrafocale” cioè più distante oltre il fuoco (dove i raggi riflessi si incrociano) si vedrebbe l’ombra della lama entrare a oscurare la immagine in senso opposto a quello di introduzione della lama).

        John Dobson, per “leggere” la curvatura di uno specchio, inquadra a “star test” a forte ingrandimento una sorgente puntiforme per vederne gli anelli di diffrazione. Dopodichè controlla spingendo leggermente l’oculare in intrafocale, che non vi siano anelli più luminosi degli altri in centro specchio; quindi estrae leggermente l’oculare in extrafuoco, e controlla che non vi siano anelli più luminosi degli altri verso il bordo esterno.
        E infine conclude che gli anelli più luminosi in centro visti in posizione intrafocale diagnosticano uno specchio con una parabola troppo profonda al centro; mentre viceversa anelli più luminosi al bordo, visti in extrafocale, diagnosticano una parabola troppo piatta in quella zona.

        Su questo preciso argomento, vedi il seguente breve estratto dal filmato di John Dobson

        Quel frammento è estratto dal filmato completo di costruzione che trovi quì: https://www.grattavetro.it/auto-costruzione-di-specchio-e-telescopio-o400mm-f6-con-video-tutorial-di-john-dobson-parlato-in-italiano/

        Ovviamente, per poter vedere gli anelli di diffrazione occorre che lo specchio primario sia acclimatato alla temperatura ambiente. Altrimenti :unsure: lo specchio caldo crea una forte turbolenza dell’aria all’interno del percorso ottico, che trasforma la immagine della tacca di diffrazione in un caotico ribollire.

        in conclusione, è molto meglio, fra i due metodi, scegliere il test al raggio di curvatura, usando una maschera di Couder, per poter “annullare” pian piano, zona per zona dello specchio determinata dalla corona circolare sulla quale si aprono le coppie di finestre concentrice della maschera. In quel modo si riesce a correggere zona per zona, portando progressivamente lo specchio alla perfezione.
        :bye:

        in risposta a: Newton 16″truss smontabile in fibra di carbonio #12867
        AvatarGiulio Tiberini
        Moderatore
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          Vedo lavori specializzati di alta qualità. Spero che tu possa trovare qualche riscontro fra gli oltre cinquemila visitatori mensili di queste pagine.

          in risposta a: Un saluto a tutti #12816
          AvatarGiulio Tiberini
          Moderatore
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            Ciao Giovanni.
            Benvenuto fra pochi ma buoni.
            Se ti va potresti col tempo e calma, descrivere in immagini, a mò di presentazione, un tuo lavoro che reputi di particolare interesse, per quelle circa 5 mila persone che ci visitano ogni mese da tutto il mondo. :good:

            in risposta a: Specchio primario a menisco 600 F2.2 #12318
            AvatarGiulio Tiberini
            Moderatore
              • Offline

              Bellissima figura, e già questa mi pare una visualizzazione eccezionale! Complimenti Massimo!

              in risposta a: Reticolo di Ronchi #12285
              AvatarGiulio Tiberini
              Moderatore
                • Offline

                Ciao Cami
                Leggiti questo articolo

                Reticolo di Ronchi

                Visita pure questo sito:
                https://stellafane.org/tm/atm/test/tester-2.html
                dove puoi scaricare un file pdf che si chiama “atm_ronchi_screen.pdf”, da stampare con una stampante laser, senza ingrandimento (cioè in scala 1:1), ottenendo un reticolo su trasparente quadrato con lato 2 pollici (51,8mm) composto da 100 linee per pollice, che corrisponde a 3,9 linee per millimetro.

                Non è il massimo come contrasto del reticolo ma potrebbe andare bene. Certamente era molto meglio lo slide da 5 e da 10 linee al millimetro che era in una bustina allegato al libro https://www.ebay.it/itm/203445813753?chn=ps&norover=1&mkevt=1&mkrid=724-128315-5854-1&mkcid=2&itemid=203445813753&targetid=1274629810051&device=c&mktype=pla&googleloc=20527&poi=&campaignid=9556812668&mkgroupid=124191463882&rlsatarget=pla-1274629810051&abcId=1145978&merchantid=116398787&gclid=Cj0KCQjwg7KJBhDyARIsAHrAXaFx_Qu0yJnNVRE7l8rcU-UTspo4oTKX1wXJIMLLAMeqSiA04JL_BV0aAi4QEALw_wcB di Giovanni Ferioli, ormai acquistabile solo nell’usato (chiedendo ovviamente che sia completo di quello slide)

                in risposta a: Chiarimenti tecniche costruttive Test Ronchi #12279
                AvatarGiulio Tiberini
                Moderatore
                  • Offline

                  Bene. A presto
                  Ciao
                  Giulio

                  in risposta a: Chiarimenti tecniche costruttive Test Ronchi #12270
                  AvatarGiulio Tiberini
                  Moderatore
                    • Offline

                    Ciao Alberto. Scusa il ritardo, ma sono stato qualche giorno in vacanza.

                    tu dici:
                    sono riuscito a montare dei goniometri sul mio dobsonian. I supporti per le lancette, li ho stampati 3d, mentre i goniometri Az / Al sono stati stampati 2d su carta e incollati su cartoncino. In pochi secondi sono riuscito a puntare M51, intravedendo qualcosa (temo il mio 150mm non mi permetta troppo… ) e direi che il sistema di puntamento funziona dignitosamente, considerando il tempo investito. Per fare i conti al volo mi sono fatto anche un’applicazioncina android (un esercizio più che un’esigenza) che, scelto come riferimento l’oggetto correntemente puntato, mi dice in tempo reale di quanto variare az e al per puntare il nuovo oggetto.

                    Beh…quì ti meriti dei complimenti. Perchè ti sei fatto dei “cerchi digitali” molto più prestanti, grazie a quella tua intelligente applicazione Android che è una chicca di nicchia. Bravo! (io con la programmazione sono rimasto fuori, da quando è nata quella “ad oggetti”)

                    Quanto invece al riguardo del tester per i test di Foucault e di Ronchi…Anche quì stai andando molto bene, perchè un supporto a scorrimento che permetta di scambiare la lama di Fouvcault con il reticolo do Ronchi, avanti e indietro davanti alla stessa fenditura, è una comodità, che tra l’altro, se la tua costruzione avrà la fenditura sulla verticale di lama o di reticolo, ti permette di fare i test senza smontare lo specchio dal tuo telescopio.

                    Basterà posizionare il rubo 150F7 in orizzontale davanti al tester, alla distanza del centro di curvatura dello specchio, che nel tuo caso (150F7) è a 2100mm (il doppio della lunghezza focale).
                    La fenditura illuminerà lo specchio che sta dentro al tubo per tutti e due i tipi di test.

                    Quanto alle valutazioni, il tester va usato con lo specchio. la fenditura di per sè è una lineetta verticale molto luminosa anche se sottilissima. Acquistano interesse le immagini della illuminazione di ritorno dello specchio. Converrebbe che tu le inserissi nei tuoi post, in modo da poterle valutare a vista.

                    Per inserirle puoi usare quel Postimages.org che già hai usato; Carichi la immagine dal tuo computer scegliendo che essa non venga scalata. Dopodichè, in posizione sottostante alla zona di inserimento, dove ti comparirà l’elenco di molti link applicabili in diversi modi, scegli il link “per anteprima di forum”, da incollare nei tuoi interventi.
                    Quel tipo di link permette a chi ne vede l’anteprima del tuo post, di ingrandirla come si vede con l’indirizzo diretto, cioè spesso a tutto schermo, cliccandoci sopra con il mouse.

                    Ciao Alberto
                    Giulio

                    in risposta a: Chiarimenti tecniche costruttive Test Ronchi #12262
                    AvatarGiulio Tiberini
                    Moderatore
                      • Offline

                      Bene Alberto,
                      Se non ricordo male la trafila, anche quì è possibile caricare le immagini dapprima caricate in un host da immagini com’è POSTIMAGE, che ti dice di scegliere l’immagine da caricare che selezionerai nel tuo computer, e a caricamento avvenuto, ti fornisce la scelta fra diversi tipi di link.

                      Tu scegli il link di “anteprima per i forum”, fai clic su copiare, e poi quì lo incollerai nel punto in cui si trova il cursore lampeggiante, nella finestrina che si aprirà cliccando sul quadretto azzurro con la scritta “img”.
                      Quel tipo di link mostrerà l’immagine in anteprima, dando la possibilità al lettore di ingrandirla con un clic, ed anche ulteriormante con un ulteriore clic su un cursore dal segno +

                      A rileggerti presto|
                      Ciao
                      Giulio.

                      in risposta a: Chiarimenti tecniche costruttive Test Ronchi #12258
                      AvatarGiulio Tiberini
                      Moderatore
                        • Offline

                        Ciao Alberto.
                        I tuoi dubbi sono quelli normali per tutte le persone che pensano di affrontare la realizzazione di uno specchio.
                        Di fatto ognuna delle scelte che comportano dubbio, è prerogativa dettata da esigenze di un test o dell’altro (parlando del Ronchi e o del Foucault), e dalla risoluzione dei dati forniti.
                        Risoluzione bassissima nel Ronchi ed elevatissima nel Foucault, per cui conviene iniziare con il Ronchi ma finire uno specchio F5 o maggiore, con Foucault.

                        Qui cerco di riassumere le parti più mirate ai tuoi dubbi, dagli articoli dei link indicati.
                        Per mettere in risalto i fondamenti dei due test Ronchi e Foucault:

                        L’obiettivo di un telescopio riflettore Newton deve essere uno specchio parabolico, per portare in un unico punto focale i raggi luminosi che comporranno l’immagine di un oggetto stellare posto all’infinito.
                        Si tratta di realizzare una parabola “di rivoluzione” che si ottiene realizzando la curvatura sullo specchio, girandogli intorno attorno a un tavolo.

                        Dapprima, stabilendo la lunghezza focale desiderata (che è uguale al doppio del raggio di curvatura che dovrà avere la sfera iniziale) si ricava (sempre aiutati dalla rivoluzione del girare intorno mentre si lavora) una calotta sferica avente “profondità” (detta freccia) generalmente di pochi millimetri, scavata al centro del vetro, la quale dopo affinatura e verrà poi “svasata” in lucidatura, (generalmente di pochi micron) però avente progressione parabolica (come la parabola teorica presa come di riferimento costruttivo), partendo dal centro e fino al bordo.

                        Diciamo subito che i test di Ronchi e di Foucault si fanno posizionando il reticolo dell’uno, oppure la lama dal coltello dell’altro, alla distanza del raggio di curvatura della sfera iniziale.

                        E diciamo anche che il reticolo di Ronchi posto la centro del raggio di curvatura della sfera iniziale…se la sfera è una buona sfera…mostrerà la intera superficie con tante linee (se si è lontani dal fuoco) o poche linee (se si è vicini al fuoco), Ma le linee del reticolo non appariranno deformate, quindi rettilinee,. O viceversa curve in presenza di una “gobba” o curve in senso contrario in presenza di una buca, invertendo la posizione da intra a extrafocale e viceversa. E quindi se ne intuisce la correzione da attuare, ma non si sa di quanto sia il difetto per regolare la durata della correzione. Inoltre nel test si vedono le linee del reticolo che sono distanti fra loro, se va bene solo 0,1mm.

                        Anche il test di Foucault potrebbe venire realizzato nello stesso punto del Ronchi, su alcune coppie di finestre aperte su diverse corone circolari. (La misurazione fatta sul diametro di una superficie realizzata per “rivoluzione” è per antonomasia ritenibile uguale a qualsiasi altro diametro della medesima superficie).

                        L’unica differenza è che il test di Foucault fornisce grafici con la pendenza delle zone lavorabili, e la quantità in nanometri dell’errore, che facilitano la stima della pesantezza della correzione da applicare, con una risoluzione circa 600 mila volte più sensibile del Ronchi.

                        Ma la soglia della qualità minima di uno specchio perchè possa essere ritenuto limitato solo dalla diffrazione della luce, è di 68,75 milionesimi di millimetro fra picco e valle della massima asperità residua.

                        Ecco quindi un motivo non tassativo, ma coerente col possibilmente realizzare i test in condizioni appena fuori dal limite della diffrazione, usando come sorgente di luce NON un Led nudo (sorgente troppo grande e grossolanamente distante dalla diffrazione) ma nemmeno un foro stenopeico (difficilissimo da realizzare di diametro di 2 o 5 centesimi di millimetro), che inoltre così piccolo ridurrebbe troppo la luminosità del led, Ma realizzando una facile fenditura, che ha lo stesso comportamento fisico del foro stenopeico perchè è larga 2 centesimi, ma è molto più luminosa perchè “alta” 4mm davanti al Led.
                        E per realizzare una fenditura larga 2 o 5 centesimi di millimetro, basta fissare con biadesivo, due lamette da barba coi taglienti affacciati e separati da un distanziale costituito da un pezzettino di nastro magnetico da videocassetta, che ha appunto quello spessore.

                        E la piastrina è poi facile da mettere e da togliere da davanti al led, per rintracciare il suo pallino luminoso riflesso dallo specchio, ed allineando il tester, portarlo sul reticolo di Ronchi, oppure sul coltello di Foucault.

                        La larghezza della fenditura non è tassativa, come pure la bassa sensibilità del Ronchi, perchè un certo andazzo si intuisce ugualmente anche col test di Ronchi, che mostra gli errori sulla intera superficie, anche se talora impercettibili per via della bassa risoluzione rispetto al Foucault.

                        L’ideale è usarli tutti e due ma finire lo specchio con Foucault, (Fino a rapporto focale F5.

                        in risposta a: Ridurre focale specchio #12225
                        AvatarGiulio Tiberini
                        Moderatore
                          • Offline

                          :good:

                          in risposta a: Ridurre focale specchio #12222
                          AvatarGiulio Tiberini
                          Moderatore
                            • Offline

                            Ciao Cami
                            Per portare un 200F6 ad un rapporto focale F5 dovresti rifare la intera figura dello specchio…che è un grande lavoro che francamente devi giudicare tu se conviene fare. (io ad esempio non ho mai rifigurato il mio dobson 130F7 da zainetto invicta del peso di 3kg, per portarlo ad un più facilmente bilanciabile F5)

                            E per rifigurare lo specchio dovresti purtroppo rifare l’utensile per approfondire la tua parabola attuale di 42 centesimi di mm, portandola dalla attuale tua freccia F6 di 2,08mm a una nuova profondità di un F5 che è 2,5mm.

                            Come utensile potresti realizzarne uno in gesso duro “per forme” da dentista spesso 3 o 4 cm (acquistabile in negozi di forniture per odontotecnici) colando il gesso sul tuo specchio attuale (dopo che ne hai protetto la superficie con un foglio di polietilene o carta da forno, e contornato la sua circonferenza con un nastro di cartone a formare una diga di contenimento del gesso alta a sufficienza).
                            Poi sulla superficie curva e ben asciutta del nuovo utensile di gesso dovresti incollare con resina epossidica (che nel frattempo lo impermeabilizza) delle piastrelline di gres da 15x15mm circa; distanziate asimmetricamente fra loro me mai a contatto; oppure incollare in egual modo dei pezzi irregolari di vetro di misure simili, o ancora di annegare nella colata di gesso dei dadi esagonali (col buco rivolto allo specchio) per bulloni d’acciaio M8 oppure M10 (per chiave da 13 o da 17mm) disponendoli distanziati sulla carta da forno, e poi colandoci il gesso badando che si riempiano i fori dei dadi, e non di spostino. Ma per evitare spostamenti indesiderati è meglio fissarli in posizione alla carta da forno con una piccola goccia di colla a caldo, solo perchè non possano ammucchiarsi nel gesso.

                            Questa è la strada solo perchè non mi pare che esista un riduttore di focale da mettere all’oculare che la riduca di un rapporto così piccolo = 0,83 come è il rapporto 1000/1200 (dove 1000mm è la Lugh.Focale dell’F5 e 1200 quella dell’F6.

                            I riduttori di focale sono dei doppietti positivi che lavorano al contrario delle barlow, che sono doppietti negativi che la focale la aumentano.
                            Ci sono quindi riduttori per salti maggiori, e a prezzi abbordabili solo a cominciare da un dimezzamento delle focale (cioè 0,5x)

                            La mi domanda è…come mai vorresti cambiare la focale del tuo 200F6 ?

                            in risposta a: Blank con lastre accoppiate da 6mm #12218
                            AvatarGiulio Tiberini
                            Moderatore
                              • Offline

                              Ah…Sul taglio del vetro ho dimenticato di ricordare che è meglio lavorare indossando occhiali, e per il taglio di dischi (da parte di chi non lo fa di mestiere) è meglio farlo in avvicinamento per più facili tagli rettilinei; Dapprima tagliando un quadrato di lato pari al diametro desiderato, e poi è possibile continuare in due modi; ad asportare gli spigoli secondo tagli rettilinei, oppure (ma la vedo più difficile) tentare si farlo incidendo col compasso i settori curvi.

                              L’importante è bagnare la punta del tagliavetro con petrolio o svitol o simile, che favorirebbe il taglio minimizzando la dimensione delle micro schegge, e tenere una pressione e una velocità di taglio continua che non è nè poca nè tanta, ma tale da farti sentire, con un solo passaggio, e ad orecchio il rumore “zzzzzzzz” continuo che fa la punta del tagliavetro quando taglia bene.

                              Se non fa quel rumore, oppure se si ripassa su qualche settore, è facile che il taglio venga frastagliato, o non venga per niente.
                              Qualsiasi imperfezione di vetro residuo eccedente il disco è solo brutta esteticamente, ma può essere limata con una pietra cote (bagnata per non respirare polvere) manovrata in piano rispetto al piano del bordo e lungo di esso.
                              Ci sarebbe anche da dire su questa molatura, che per non far nascere scheggiature che vadano ad interessare la superficie riflettente, si ha un buon aiuto usando una moletta diamantata tipo Dremel con passate senza fermarsi a surriscaldare, per realizzare un cianfrino di sicurezza lungo i due bordi del disco.
                              Questo perchè realizzando quel cianfrino manovrando una cote nel senso lungo lo spessore, cioè ortogonale al taglio, è facile “sollevare” scheggiature che però non possono arrivare alla superficie riflettente perchè interrotte dal cianfrino che le circoscrive all’interno del bordo.
                              Quel cianfrino inoltre è indispensabile che rimanga presente per tutta la lavorazione dello specchio.

                              Tutte queste mie chiacchiere per dire che conviene fare qualche prova di taglio per prendere coscienza pratica che il vetro è “un incompreso facile traditore”…e fa inaspettati scherzacci!!

                              in risposta a: Blank con lastre accoppiate da 6mm #12216
                              AvatarGiulio Tiberini
                              Moderatore
                                • Offline

                                Ciao Skylab
                                Concordo con le indicazioni che ti ha dato Massimo.
                                In effetti i blank multistrato di vetri incollati con colle plastiche non sono ancora mai stati esplorati per un utilizzo ottico, per i timori di tenuta nel tempo e deformazione indotta sui vetri dal ritiro della colla in essiccazione, vista la ristrettissima tolleranza di 68 milionesimi di millimetro ammessa fra picco e valle del massimo difetto della curvatura parabolica finale, per ottenere la famosa qualità lambda/4.

                                Si tratterebbe solo di fare coraggiosa sperimentazione, perchè c’è un rischio non calcolabile di lavorare inutilmente.

                                Il tubetto di colla RS siliconica liquida che citi nel tuo post, è una rarità perchè è liquida (e quindi scorre positivamente mantenendo minimo lo spessore); pur essendo (come si legge sui suoi documenti nello stesso sito RS) un silicone acetico, cioè della famiglia dei sigillanti delle siringhe comuni, che come questo indurisce lentamente senza aggiunta di catalizzatore assorbendo umidità ambientale, come quel Saratoga che hai messo in foto.

                                Per quanto riguarda il vetro: Credo comunque che nella grande difficoltà di reperire un blank di spessore 25mm a un prezzo non da gioielleria, converrebbe orientarsi al più facile da trovare 19 mm, piuttosto di incollare 4 piatti da 6 mm, per il motivo che più colla c’è fra i vetri e più aumenta l’incertezza della stabilità nel tempo, che è appunto il rischio già indicato.

                                Per quanto riguarda invece il calcolo della freccia, puoi farlo sapendo che uno specchio diametro 250mm è di facile realizzazione se ha un alto rapporto focale ad esempio F7, o oltree quest’ultimo avrebbe una lunghezza focale LF di (250*7) = 1750mm e un Raggio di Curvatura RC della sfera iniziale di (2*LF)= 3500mm che fornirebbero una altezza dell’oculare dal suolo di circa 1550 mm, e una freccia di scavo del vetro di
                                Freccia = (Raggio specchio al quadrato / 2*RC) Che per un 250 F7 è 2,2mm
                                un po’ meno facile invece è per un F6 la freccia di 2,6mm con altezza da terra dell’oculare di circa 1350mm)
                                E il massimo della difficoltà per un principiante è un F5 che avrebbe la freccia di 3,12….

                                La lavorazione non deve spaventare, o stimolare da subito a inventare strade nuove , per non trasformarla subito in sperimentazione di una strada, complicando quella vecchia già non semplice
                                Dico questo perchè ad esempio il tempo di lavorazione del mio 250F5 (il cui diario è descritto quì in Grattavetro in una serie di 4 articoli) che escludeva la sbozzatura fattami fare a macchina da Reginato, è stato di 77000 corse avanti indietro (che durano 1 secondo), quindi 21 ore di grattamento del vetro che arrivano a circa 60 ore totali test compresi, che sarebbero potute salire a circa 150 se avessi dovuto ricavare a mano la sfera iniziale.

                                in risposta a: Costruire un telescopio #12132
                                AvatarGiulio Tiberini
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                                  Ho notato che Waite ha creato nell’utensile dei canaletti nel gesso tra i dadi. Sono necessari?

                                  Ciao Franco
                                  Non saprei dirti, ma dubiterei… che a macchina possano essere di qualche aiuto.
                                  Certamente potrei sbagliare, ma sinceramente penserei di no, tanto nel lavoro a mano come a macchina.

                                  Il motivo mi parrebbe che in sbozzatura potresti usare qualsiasi oggetto, buono se piano e di diametro come, oppure vicino a quello dello specchio, che è l’unica esigenza per ragioni di uniformità della superficie lavorata.

                                  Mentre in affinatura della superficie le scanalature assenti, o piccole o grandi che siano, non vedo come possano aiutare o penalizzare il lavoro dell’abrasivo, perchè consumandosi poco i dadi metallici, tutt’al più l’abrasivo tenderebbe già ad abradere un poco il gesso intermedio, mantenendo però la superficie sostanzialmente complementare a quella dello specchio in lavorazione.

                                  Ovviamente un utensile così con dadi metallici annegati nel gesso, non deve essere cambiato in corso d’opera per non rovinare tutto. E una volta usato per uno specchio, può essere riutilizzato per un altro, a partire però dalla sbozzatura, in modo che grazie agli abrasivi grossolani avrà modo di riadeguarsi alla progressione del nuovo lavoro.

                                  Tutto ciò non vale in lucidatura, dove il rivestimento di pece necessita assolutamente di belle scanalature larghe intorno ai 5 o più mm, per permetterle di cedere ed allargarsi senza però ostruire i canali e ammucchiarsi variando la curvatura della superficie di contatto, rovinando tutto anzichè migliorare.

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